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30 luglio 2010 5 30 /07 /luglio /2010 13:42

_0041.jpgI nessi causa-effetto, soprattutto nelle scienze a cosiddetta base sociale,  sono sempre i più difficili da dimostrare. Anche nella materia della cosiddetta sicurezza, così intima in ordine ai risultati al funzionamento della giustizia, il compito è assai arduo.

A noi del SIAP ci appassionano di più le analisi macro, piuttosto che le micro, e le linee di tendenza piuttosto che le fotografie istantanee. Al di là del lavoro macinato da poliziotti, carabinieri, finanzieri, operatori della polizia penitenziaria, inquirenti e giudici - il più delle volte quotidianamente stritolati dall’obbligatorietà dell’azione penale e dall’iperfetazione del diritto sanzionatorio - che qualcosa in Italia non vada e continui a non andare nella gestione della sicurezza e della giustizia e quindi nella prevenzione e nella repressione dei reati nonché nel trattamento rieducativo dei detenuti sono ben altri numeri che lo dicono. Da molti anni poco più del 90 % dei reati denunciati non porterà mai all’identificazione del suo autore. Se poi si passa al fronte dell’effettività del processo: circa 10 milioni sono i processi pendenti e decine di migliaia le prescrizioni ogni anno. La stragrande maggioranza, quasi la totalità, delle condanne che intervengono ogni anno è per pene detentive inferiore all’anno e cioè per reati di poco conto. Dal versante del carcere le cose sono addirittura, se si vuole, più drammatiche: 69 mila circa sono i detenuti rispetto ad una capienza regolamentare di poco più di 43 mila. Il brutto è che nelle condizioni – pessime - in cui la maggioranza delle nostre case circondariali versa quasi la metà di quei detenuti sono ancora in attesa di giudizio e cioè presunti innocenti. Un sistema inefficiente insomma che, nel suo complesso, porta alla sfiducia chi denuncia reati e che è tendenzialmente “forte con i deboli e debole con i forti” e quindi, anche per questa causa, i reati denunciati tendono a diminuire e di conseguenza le statistiche  tendono a dare risultati positivi anche quando così non è. A questa realtà si continua rispondere con i “pannicelli caldi”, ovvero: con i sevizi spot come le pattuglie miste   accompagnati dalla  logica nefasta dei tagli orizzontali. Nessuno che sia in grado di pensare ad una stagione di riforme; nessuno che sia in grado di riflettere sugli sprechi e le duplicazioni che determinano 5 forze di polizia nazionali, più la sovrapposizione di quelle provinciali e locali  -  e mettiamoci pure le ronde - .  Nessuno che ragioni sul fatto che in Italia, a differenza della quasi totalità degli altri paesi europei, il numero unico di emergenza e l’unificazione delle sale operative sia per ora un bel progetto ancora in sperimentazione e ci comporti il versamento di sanzioni all’Unione Europea.  I risultati che continuano ad esserci  -come quelli contro la mafia - e a mantenere ad una soglia di accettabilità il sistema per la cittadinanza sono dovuti solo al buon senso, cioè quello di responsabilità, degli operatori che – nonostante la mancanza luoghi idonei, di risorse strumentali ed umane – garantiscono – con proprio sacrificio la sicurezza dei cittadini. Si anticipano di tasca propria i soldi per acquistare mezzi di prima necessità  e per le missioni, si cerca di comporre i privati dissidi spingendosi ai limiti delle propria capacità persuasiva per evitare la presentazione di querele che ingolfino procure e tribunali, si fanno turni massacranti per il controllo del territorio e per le indagini  e si affrontano emergenze sacrificando affetti ed amicizie. Del resto, per il prossimo anno, molto probabilmente, per la scarsità dei fondi destinati al turn over, anche a Piacenza ci saranno circa 20 poliziotti in meno in servizio e solo grazie ai sindacati di polizia che responsabilmente,  hanno concesso  , attraverso la contrattazione decentrata, orari difformi che consentiranno di svolgere i servizi con più risparmio di uomini, si potranno avere dei servizi accettabili. A tutto questo disagio, che trova radici e ragioni profonde e ultra decennali - chiediamo alla politica, di destra, di sinistra e di centro di discutere e di rispondere attraverso la visione delle riforme – anche quelle che sono capaci di produrre risparmi - piuttosto che con la miopia dei tagli a legislazione vigente.

Il resto mi sembra siano solo slogan, tifo da curva sud o da curva nord di cui il paese e Piacenza non ha davvero bisogno.

 

 

 

 

Il Segretario Generale provinciale SIAP

Sandro Chiaravalloti

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