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8 aprile 2010 4 08 /04 /aprile /2010 22:08

SQUADRA VOLANTEPer parlare di sicurezza, bisogna prima far comprendere ai cittadini che vi è la necessità primaria di consolidare un già solido rapporto di fiducia tra gli operatori della Polizia di Stato e i cittadini e comprendere che  noi  poliziotti, ci sentiamo cittadini  tra i cittadini che svolgono una determinata professione, le forze dell’ordine sono e debbono ancor di più essere perfettamente integrate con la Popolazione , al fine di collaborare per il raggiungimento di obbiettivi comuni.-

        Tutto questo è determinante per consentire  agli   operatori di Polizia  di essere  in grado di anticipare la richiesta di sicurezza e di dare conferma che sono un costante punto di riferimento.

Ma pensiamo e ne siamo convinti, che  la Polizia  non deve essere solo materialmente vicina, ma anche qualitativamente vicina, non ci si deve soffermare solo sulla quantità del servizio, ma bisogna andare anche verso un concetto di qualità del servizio; di qui la necessità di avere un corpo di Polizia  pronto , preparato e soprattutto SERENO; infatti , soltanto un Poliziotto che svolge serenamente il proprio lavoro può dare alla comunità  quell’assistenza , quell’aiuto e quella presenza rassicurante che i cittadini spesso cercano.--

        Bisogna intendere la sicurezza un investimento e non un costo, i poliziotti vanno formati, specializzati, motivati, e soprattutto, vista la continua evoluzione dei delitti,  bisogna dare alle forze dell’ordine  un continuo aggiornamento e un  sostegno tecnologico adeguato, con investimenti mirati e non con tagli finanziari senza alcun senso e altrettanto irresponsabili come irresponsabili sono le strategie che tendono per lo piu' ad apparire che non a offrrire sicurezza concreta e reale. come ad esempio, le pattuglie miste appiedate con i militari che distolgono i poliziotti dai loro compiti primari per fare le belle statuine per scopi propagandistici. 

        Anche perchè il territorio  da controllare non e’ solo quello fisico in cui viviamo, ma spesso ci sono territori meno visibili e virtuali, dove bisogna tutelare e garantire una certa sicurezza, pensate, ad esempio,  alla sicurezza dei minori sul territorio virtuale  di internet – alle intercettazioni ambientali – al controllo delle persone sottoposte a misure di sicurezza – alla polizia scientifica – all’ufficio minori – all’antidroga – all’antiterrorismo  ecc…. ; in sostanza il territorio da controllare, anche se è quello più importante, non è solo quello visibile.

        Infatti, esiste nella realtà una sicurezza effettiva e concreta , ma esiste anche una percezione di sicurezza, un sentirsi più sicuri , e quindi un desiderio di protezione dei nostri beni , delle persone e dei nostri famigliari, quindi la necessità di operare , essere attivi , ed essere presenti in modo permanete in tutti i  settori dell’illegalità, visibili e meno visibili; in sostanza , da una risposta ad una semplice telefonata ad un intervento per rapina. 

        Riteniamo inoltre opportuno riferirvi del disagio della categoria dei lavoratori che rappresentiamo.

 Non e’ retorico affermare che quello dei poliziotti e’ un lavoro duro e rischioso, che spesso impone uno slancio ed una generosità verso il prossimo senza neanche dare il tempo di pensare a se stessi , alla propria salute e alla propria famiglia, talvolta dando di più  dei cosiddetti compiti d’istituto.

Per questo tipo di lavoro c’è la necessità psicologica di percepire il consenso, la stima , l’affetto della popolazione e la considerazione degli stessi apparati Istituzionali.

        Ma oltre a quanto accennato, ritengo che altri percorsi vanno attuati.

        Ovvero: intervenire seriamente e concretamente  all’interno delle famiglie e delle scuole.

        Intervenire per  una sana educazione dei nostri figli  basata essenzialmente nei diritti democratici  dell’individuo.

        Attraverso la nostra esperienza professionale, attraverso la nostra esperienza sindacale  e attraverso il difficile “mestiere” di genitori, abbiamo avuto l’occasione di conoscere alcune tremende problematiche famigliari di tanti giovani e minori provenienti dal mondo dello sfruttamento della prostituzione, della droga e di ogni genere di violenze inaudite.

        Per arrivare alla mente dei nostri ragazzi, bisogna scegliere di compromettersi.

        Si, perché abbiamo compreso, stando vicini alla gente, che per ascoltare bisogna saper comprendere.

        La chiave di volta è proprio questa relazione fondamentale di cui ogni ragazzo e giovane non può fare a meno.

        La crescita dei nostri figli non può essere lasciata al destino.

        Noi adulti non possiamo più permetterci di sottrarci all’evidenza chiara e palese di un sistema che alleva generazioni fragili e allo stesso tempo individualisti e “bulli di quartiere”.

        Anche noi poliziotti e sindacalisti che ogni giorno ci scontriamo con le ingiustizie e le sofferenze di tanta gente non possiamo nasconderci e tanto meno tacere, anche perché tra quei ragazzi ci sono anche i nostri figli.

        Quindi, concludendo, credo che oltre ad investire seriamente  sul tema sicurezza, per una sicurezza di qualità,  bisogna investire anche sull’educazione scolastica e sulla famiglia, cellula di una società civile, dove quotidianamente ci si deve impegnare per restituire la dignità, la speranza di un vita migliore , che non sia più  inganno e illusione, una vita da sviluppare nella ricerca continua dei valori reali dove l’uomo e i giovani non siano più soli,   ma che abbiano  qualcuno a cui potersi affidare e trovare sostegno.

        Questo è il desiderio delle donne e degli uomini, sindacalisti e poliziotti del SIAP

Sandro Chiaravalloti Segretario SIAP Piacenza

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31 marzo 2010 3 31 /03 /marzo /2010 19:16

GENTILE DIRETTORE

 

CATTURADI IL SILENZIO

Nel ingraziarla per lo spazio concesso in occasione della conferenza stampa presieduta dal Direttore di Telejato Pino Maniaci, giunto appositamente a Piacenza su richiesta del SIAP e della UIL, per presentare l’iniziativa che avverrà a maggio, che  lui stesso modererà,  dal titolo : “ 2  Poliziotti antimafia si raccontano”, la prego cortesemente concedere ulteriore spazio nel suo giornale, per parlare dei colleghi scrittori, affinchè la gente li possa meglio conoscere, prima ancora di leggere i loro interessanti e coinvolgenti libri che, la prego voler credere, a tratti mi hanno letteralmente emozionato e coinvolto nelle avventure da loro raccontate.   I.M.D.,  ( pseudonimo ) che presenterà per la prima volta  il libro: “100% SBIRRO   già autore del libro” CATTURANDI ”,  già presentato con successo a Piacenza, è un  Sovrintendente della Polizia di Stato, fa parte dei Quadri Direttivi del SIAP (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia) di Palermo e lavora alla sezione “CATTURANDI” di Palermo . Ha fatto parte del gruppo che ha arrestato latitanti del calibro di Giovanni Brusca, Pietro Aglieri, Carlo Greco, Vito Vitale e Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Ha partecipato alle più importati indagini antimafia, come quella che ha portato alla cattura del boss Bernardo Provenzano e di recente a partecipato  alla cattura di Raccuglia Domenico e di  Gianni Nicchi. Per quest’ultima cattura,  nell’imminente festa della Polizia, insieme ad altri colleghi della Catturandi, sarà promosso, ancora una volta,  per merito straordinario. GIANNI PALAGONIA  ( pseudonimo ) che presenterà il libro : “ NELLE MANI DI NESSUNO  Ispettore della Polizia di Stato, pluridecorato e promosso per meriti straordinari, già autore del libro  IL SILENZIO”. È  un poliziotto antimafia , uno che ha partecipato ad importanti indagini  contro Cosa Nostra e poi è dovuto fuggire dalla Sicilia con sua moglie e i suoi figli , per salvare la pelle di tutti. Ora lavora in una città del nord e vive sotto copertura. . Oltre ad aver lottato contro la mafia, sia  in Sicilia che al nord dell’Italia, ha partecipato, in prima linea,  ad una delle più grandi operazioni antiterrorismo degli ultimi anni , quella che, dopo l’omicidio del professor Marco Biagi, ha portato  all’individuazione del nucleo delle nuove Brigate Rosse . I due colleghi, per motivi di sicurezza, non mostreranno i loro volti e non possono essere fotografati.

 

 

 

 

 

 

                  

                                                       

 

Il Segretario Generale provinciale SIAP

Sandro Chiaravalloti

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23 marzo 2010 2 23 /03 /marzo /2010 23:30

siap-bandiera-particolare.jpgCome da Statuto, nella data odierna, il Siap di Piacenza, apre pubblicamente e ufficialmente le fasi congressuali che termineranno nel mese di novembre, con il congresso nazionale. Il Siap di Piacenza, intende vivere questo momento, altamente democratico, confrontandosi, oltre che con i colleghi, anche  con il mondo civile e con le altre realtà lavorative, in quanto sono sempre convinto che esternare le nostre problematiche alla comunità civile, fruitori diretti del servizio che la Polizia di Stato offre – o dovrebbe offrire - , vuol dire veramente attuare una sicurezza partecipata ed essere veramente vicini ai cittadini  che sempre più vogliono sapere la pura e semplice verità di un mondo ancora oggi  è sconosciuto e dove non sono sempre  rose e fiori come qualcuno , per opportunità, intende far credere.  Inoltre, le fasi congressuali, saranno maggiormente dedicate al personale di Polizia che effettua servizi esterni – turnisti  - , il più sacrificato e , aimè, quello  meno considerato in quel sistema di gestione intera  sempre più superficiale e poco attenta alle esigenze del personale maggiormente esposto a rischi e malattie derivanti da un lavoro usurante  con ripercussioni negative sia fisiche che psichiche . Inoltre, bisogna dirlo, va evidenziato che   a volte, ancora oggi, le problematiche  che creano demotivazione e malessere  sono create per lo più   da questioni interne che non dalle insidie del  servizio.  Comportamenti discriminatori e “prepotenti” che i colleghi subiscono, con il pericolo che se imitati, vanno a danno dei cittadini .Le prepotenze e le discriminazioni, all’interno della polizia, non cessano affatto.  Proprio per questo, il SIAP, ha voluto, da poco tempo, creare all’interno dell’ufficio volanti, una segreteria sindacale  affinchè le problematiche riscontrate, siano direttamente sollevate dal personale interessato, che lo sta facendo con puntualità e capacità sia direttamente che attraverso lo scrivente. La nuova Segreteria Volanti, in attesa che venga presto direttamente eletta dai colleghi interessati, è la seguente: Pieraccini Fabio Segretario Sezionale,  Littera Simone, Donati Luca, Nardiello Francesco, Moro Pierpaolo, La Monaca Michele e Vecchio Moreno. Cercheremo di effettuare un percorso congressuale  all’insegna del confronto  aperto con tutti  e soprattutto  alla difesa dei diritti di tutti -  senza voler minimamente comprimere  i doveri -   ma con una maggiore e doverosa  attenzione  di chi opera in condizioni pessime e che non viene, ancora oggi,  ben considerato come si dovrebbe. Solo per fare un esempio, e concludo, se si facesse una statistica del personale della stradale che opera esternamente e quello che opera internamente, si noterebbe che le valutazioni annuali  date al personale di polizia, da chi dirige, sono inferiori quelle del personale pattugliante.  Come è possibile che a chi opera esternamente, la stessa cosa vale anche per le volanti, non viene  riconosciuto il sacrificio quotidiano, mentre viene riconosciuto, a parole, solo nelle ricorrenze e a riflettori accesi? Lascio a tutti una libera interpretazione.

                 

               28.03.010 cronaca malessere tra agenti 28.03.010 cronaca malessere tra agenti                                         

 

Il Segretario Generale provinciale SIAP

Sandro Chiaravalloti

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22 febbraio 2010 1 22 /02 /febbraio /2010 21:21

1-COPERTINA-2.jpgCi risiamo: ad ogni tornata elettorale ecco che da ogni parte vengono lanciati dati e statistiche sulla sicurezza dove il risultati,da anni e anni, non possono  che essere positivi: in sostanza va tutto bene ; i reati calano i controlli aumentano, ma qualcuno mi deve spiegare perché aumentano anche le inferriate sulle finestre e gli impianti di antifurto nelle case e sulle auto. Sia ben chiaro, non voglio lanciare allarmismo,  ma voglio far comprendere come questa sicurezza mediatica, pian piano, viene sempre più compresa dai cittadini e la percezione di sicurezza, tanto invocata, va a farsi benedire. In sostanza, quando un cittadino nota tutti questi servizi pubblicizzati, buoni alla propaganda, e nota che lo sforzo profuso non produce il risultato voluto,seppur positivo,  con i relativi costi che per una azienda privata vorrebbe dire fallimento, di conseguenza la percezione di insicurezza non fa che aumentare. Va notato, infatti, che i servizi più  vantati  sono sempre quelli visibili, quelli effettuati sotto i riflettori, mentre, aimè, poco si parla di chi la sicurezza la produce veramente in silenzio e costantemente come ad esempio, tra tutti, i servizi di volante, punta di diamante di una sicurezza professionale e concreta.  Del resto, se si nota bene, pare che le pattuglie appiedate con i militari, siano la manna caduta dal cielo , mentre, nel nostro interno,  lo sappiamo bene  che non è così, perché il sistema sicurezza, si basa essenzialmente sulle volanti, l’investigativa, l’anticrimine ecc..   Già, pare che oggi sia conveniente far credere, sapendo che non è vero, che la sicurezza viene prodotta dai servizi spot. Va anche evidenziato che ,   dopo aver sempre pubblicizzato che la delinquenza in questa città è pendolare,   oggi c’è un ponte crollato che non permette a taluni di delinquere provenendo da altre provincie. Adesso, speriamo che qualcuno non proponga, in nome della sicurezza,di non ricostruire il ponte che mi risulta, in questo periodo di crisi, abbia creato molte difficoltà ad intere famiglie con il posto di lavoro. Della  sicurezza del lavoro, di quella a mio modesto parere si deve parlare nella futura campagna elettorale , perchè il lavoro  è sicurezza  molto più  di 1000 pattuglie appiedate con i militari che hanno costi esorbitanti  in quanto  continuano a distogliere personale di polizia dal loro impiego principale e alcuni colleghi provengono   da altre città;  mentre i tagli sulla sicurezza si fanno sempre sentire e  i reparti investigativi  - come la squadra mobile - sono in crisi a causa del personale insufficiente  e per  il taglio  degli straordinari che non consente di espletare un servizio adeguato. Siamo seri per favore, si abbia  rispetto per chi la sicurezza la produce realmente nonostante le pessime condizioni lavorative e a bassi costi, in quanto a differenza dei servizi straordinari e quelli con i militari, che percepisco l’indennità di Ordine pubblico, necessario quest’ultimo per adeguare l’indennità percepita dai militari, gli operatori delle volanti  continuano a percepire la metà . Esatto: si guadagna di più a fare le “belle statuine” che non a produrre sicurezza effettiva a rischio della propria incolumità, garantendo veramente  l’ordine e la sicurezza pubblica. . Proprio  su questo punto, il SIAP, si sta impegnando affichè ai colleghi delle volanti, sia riconosciuto il giusto compenso.

Il Segretario Generale provinciale SIAP

Sandro Chiaravalloti

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14 febbraio 2010 7 14 /02 /febbraio /2010 14:26

siap-bandiera-particolare.jpg


AL SIG. DIRIGENTE

COMNPARTIMENTO POLIZIA STRADALE DI                                  BOLOGNA

 

Cosa è e cosa rappresenta l’essenziale servizio della Polizia Stradale, non sono certo io  a doverlo dire  alla S.V., ma sono costretto, di certo non per causa Sua, dover esprimere il mio personale pensiero, che penso possa anche da Lei personalmente e professionalmente condiviso; condiviso da Lei come dalla maggior parte colleghi che da anni fanno parte di questo glorioso servizio !!     

         La Polizia Stradale, si è sempre contraddistinta dagli altri servizi di Polizia stradale anche non statali, in riferimento alle norme del codice della strada, per aver sempre rispettato i diritti di ogni singolo utente con contestazioni chiare e che hanno permesso al trasgressore ogni tipo di garanzia dettato dalla Legge, compresa quella decisiva del diritto alla difesa !

         Ebbene, mentre in questa città si presenzia a varie conferenze attinenti la sicurezza stradale e si incentiva la prevenzione, aimè, sono costretto a constatare, con dispiacere che così non avviene invece nella prassi interna, in quanto i veri provvedimenti risultano sempre ambigui e non trasparenti. Infatti, solo per fare un esempio,  capita,  che ad un operatore della Polizia Stradale  di Piacenza viene contestata una sanzione disciplinare per scarsa attività operativa e che nelle contestazioni viene riportata la seguente frase: “oltre a non aver verbalizzato alcuna violazione alle norme del codice della strada ….”  

         Difendersi da un’accusa disciplinare così tanto suggestiva quanto, di converso, generica da potersi definire capziosa impedisce, di fatto, quel diritto alla difesa che l’operatore è chiamato a garantire nei confronti di ogni utente della strada, confezionando verbali di accertamento e contestazione in cui siano descritti comportamenti precisi e determinati.

         In sostanza cosa si stia dicendo all’operatore non è per nulla chiaro: che non ha voluto sanzionare infrazioni effettivamente concretizzatisi, percepite ma non rilevate ? O che le deve a tutti i costi non solo cercare ma addirittura trovare garantendo una sorta di “minimo operativo” anche se non sono state effettivamente notate nel corso del turno di servizio ? Così facendo non va forse a farsi a benedire non solo la prevenzione che tanto viene pubblicizzata dal Sig. dirigente della Sezione Polstrada di Piacenza  nelle varie conferenze a cui il nostro Dirigente di Piacenza sovente partecipa ma anche la certezza del diritto e dei diritti ?

Che il Dirigente abbia voluto punire, eccedendo in solerzia ed abusando del diritto disciplinare con una contestazione opaca, un fannullone ?

Nemmeno in questo caso l’ipotesi non regge: non si dice, infatti, non sappiamo perché, nelle contestazioni, che l’operatore in questione, insieme al collega, ha rilevato durante il proprio turno un incidente sotto la pioggia, persistente per tutta la durata del servizio, e che un protagonista del sinistro si era dato alla fuga. Causa per la quale, la pattuglia, ha avviato ricerche . Non solo, nelle contestazioni , oltre a non dire che pioveva,  non viene detto che la stessa pattuglia, ha effettuato anche tutto l’itinerario comandato.

È da anni e anni, in tutta Italia, che se il tempo non lo consente e nell’itinerario non ci sono luoghi adatti per effettuare un posto di controllo,questo non si fa, in quanto, come tra l’altro viene insegnato nei corsi di specializzazione, non bisogna mettere in repentaglio la sicurezza dell’utente e dell’operatore stesso.  È l’a,b,c, della viabilità e dell’autotutela.     

Cosa diversa, come si sa, è se si vede una infrazione e l’operatore, a quel  punto, se vi è la sicurezza necessaria per fermare il veicolo lo fa, altrimenti si provvederà con una notifica differita, in quanto la sicurezza dell’utente e dell’operatore, come si è detto, va garantita!!!  Troppi colleghi abbiamo perso in circostanze simili e troppi colleghi, a causa di un fermo veicolo effettuato in modalità non sicure, sono stati segnalati alla A.G. compente.

         Se il sig. Dirigente della Sezione Polstrada ritiene, invece, che il posto di controllo si debba fare, anche in caso di neve, come ha già preannunciato informalmente allo scrivente, allora abbia il coraggio di indicare il luogo esatto dove si deve svolgere il servizio  - per ogni itinerario di servizio -  assumendosi in prima persona l’eventuale inconveniente dovuto al potenziale pericolo creato.

         Pare assistere al fatto che il capo pattuglia è responsabile, ma che a decidere, con provvedimenti disciplinari che non educano affatto ma che possono indurre all’errore siano altri. Sia ben chiaro, si sta parlando di servizi ordinari e non di quelli mirati, dove il luogo del servizio viene indicato dal comando interessato.

         Troppo comodo sarebbe decidere con la responsabilità degli altri.

Ma ritornando al provvedimento disciplinare, già a mio parere assurdo dalla partenza, la conclusione, è davvero paradossale.

         In sostanza, si dice da una parte che l’operatore non ha capito il senso del provvedimento disciplinare, per poi, aimè, infliggere allo stesso, che non ha capito a dire del dirigente della sezione, una infrazione disciplinare, senza motivare la sanzione.

         In sostanza, il collega, viene punito, senza motivo e il principio essenziale del riportare un dipendente alla “retta via” va a farsi benedire con il pericolo che il provvedimento stesso abbia ripercussioni negative non solo sull’operato dell’interessato, ma su tutti.

         Un atteggiamento che riteniamo pericoloso in quanto da una parte, si subisce un torto che non educa affatto, contrariamente alla funzione principe dello jus corrigendi del diritto disciplinare stesso e dall’altra, questi comportamenti, che appaiono abusi, possono essere facilmente imitati e scaricati, con atteggiamenti simili, nei confronti dell’utente, facendo venir meno, di conseguenza, lo spirito di garanzia e professionalità che l’Italia intera riconosce alla Polizia Stradale.

         Le chiediamo un utile intervento perché effettivamente, il Dirigente della Sezione della Polizia Stradale di Piacenza, torni, un po’ meno offuscato  da quello mche ci appare come una  smania e  ubriacature presenzialiste del conferenziere in giro per la provincia, ad occuparsi all’interno di questioni dirimenti per un moderno manager della sicurezza anche stradale: affrontare ad esempio con contatti costanti la questione logistica che in altri Uffici della Provincia sta avendo ancora impulso e risultati in termini di stanziamenti e quella motivazionale del personale a lui affidato, con strumenti come l’esempio e l’esercizio di una leadership  professionale, competente ed umana.

         Cordialmente.

 

Il Segretario Generale provinciale SIAP

Sandro Chiaravalloti

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18 gennaio 2010 1 18 /01 /gennaio /2010 20:58

siap-bandiera-particolare.jpgIn questi ultimi anni tanto si è parlato e tanto si è detto sulle stragi del sabato sera.

Innumerevoli opinioni, proposte, statistiche, leggi ed interventi si sono susseguiti e rincorsi al solo ed unico scopo di comprendere, spiegare, risolvere e capire. Ma quel fenomeno drammatico denominato “stragi del sabato sera” sembra essere divenuto inesorabilmente un tratto distintivo della nostra tormentata penisola; incomprensibile, per le limitate possibilità cognitive della psiche umana; irremovibile ed incontrollabile nel suo riproporsi, per alcuni addirittura imprescindibile.

Parlare delle stragi del sabato sera ponendo dati, studi e ricerche rischia di apparire banale, ripetitivo o addirittura fatalmente riprospositivo.

Ciò posto ho deciso, come rappresentante sindacale ed operatore della polizia stradale, di proporre un intervento diverso, che muova dalle emozioni che l’operatore-uomo-donna della Polizia stradale, padre e madre di famiglia vive, quando viene chiamato per intervenire su un sinistro stradale occorso in piena notte o a mattina appena iniziata in un week – end qualsiasi, dovendo “forzatamente” operare su rottami accartocciati davanti a giovani vite stroncate, scenari ai quali non ci si abitua mai.

Sentimenti che noi operatori della sicurezza condividiamo con altri che a vario titolo intervengono sui luoghi del sinistro: vigili del fuoco, vigili urbani, personale ospedaliero, giornalisti ecc…

L’altra faccia della medaglia delle stragi del sabato sera.

Già dalla segnalazione che proviene dalla sala operativa ti sale il cuore in gola al solo pensiero di doverci essere e dover vedere uno spettacolo, il più delle volte raccapricciante, che un grave  incidente stradale quasi sicuramente mostrerà.

Durante il percorso di avvicinamento al luogo del sinistro cresce l’angoscia mentre il tuo pensiero di uomo qualunque che rappresenta lo Stato rincorre la speranza che le persone coinvolte non abbiano subito gravi conseguenze o che siano rimaste, al più, solo gravemente ferite.

Speri che il tuo intervento tempestivo e coordinato con quello di altri corpi ( 118 – VVFF) possa servire a salvare una giovane vita umana.

Ma quando arrivi e prendi coscienza della morte giunta così presto. Quando vedi i corpi - o ciò che resta -  inermi sull’asfalto, capisci che non c’è più nulla da fare. Ti senti impotente dopo averli guardati in viso (non si può fare a meno di farlo), mentre il tuo pensiero, oltre al profondo dispiacere  per la giovane vita stroncata,  va ai genitori, ai famigliari e agli amici.

Continui ad operare per portare a termine quei “maledetti” rilievi di legge, ma stai già pensando a come contattare i parenti di quei giovanissimi che hanno terminato la loro esistenza in modo così violento, drammatico, surreale, incomprensibile, tornando da una discoteca qualunque su una strada qualunque.

Cerchi di fare il più presto possibile per organizzare la rimozione delle salme e delle ferraglie che pochi attimi prima qualcuno chiamava automobili, pensando a come fare  per evitare che i familiari, tempestivamente informati, assistano allo spettacolo che tu hai dovuto ingoiare.

Per i familiari sarebbe un tormento ancora più straziante. Sei scosso.

Il tuo pensiero va a tuo figlio e a tante giovani vite e ti chiedi come fare per poter evitare che questo, un giorno, possa accadere ad altri.

Sei tormentato. In quei momenti capisci che nessuno è immune in quei veicoli frutto di studi sulla sicurezza, dotati di tecnologie avanzate in grado di raggiungere elevate velocità le cui prestazione vengono fin troppo  pubblicizzate, mentre basterebbe un limitatore, altro che “palloncini” che si gonfiano all’urto, è l’urto che bisogna evitare, è la velocità che bisogna limitare, e le tecnologie esistono per fare questo!!! A volte è capitato di rilevare sinistri stradali con esito mortale dove la giovane vittima non ha riportato alcuna lesione visibile, essendo l’urto violento la causa di numerose e gravi fratture interne che hanno determinato la morte.

Come spiegare a tuo figlio e a tanti ragazzi  che bisogna guidare con prudenza, che non bisogna bere, che ci sono altri modi per provare emozioni senza tentare di superare, sulla strada, la barriera del suono.

Che ci sono altre strade.

Come spiegare ai nostri figli che devono chiamare i genitori a qualsiasi ora della notte quando  si hanno problemi per tornare a casa, perché solo i genitori sono quelle persone che veramente ti aiutano. Come possiamo far capire ai nostri figli che vanno a divertirsi che lo possono fare senza rischiare la vita!

Come possiamo far comprendere ai nostri figli che la vita è una sola e va vissuta, ma siccome è una sola va vissuta il più a lungo possibile, o che la vita può essere anche un ponte da attraversare ma vale sempre la pena di costruirci una casa sopra.

Mentre si pensa a tutto questo arriva il momento che non vorresti arrivasse mai: devi comunicare ai genitori la morte del proprio figlio o della propria figlia.

Non sai come farlo nonostante tu lo abbia fatto più volte.

Dentro quella divisa batte un cuore di un essere umano, di un padre e madre di famiglia, con le sue emozioni e con le sue debolezze.

Eppure lo devi fare!

Ti faresti in quattro, daresti tutto per poter alleviare il dolore mentre cerchi qualcuno, tra i parenti, con maggiore forza. Ma non sempre lo trovi.

Cosa puoi fare?  Devi dire a loro che il figlio è morto, che non c’è più nulla da fare, mentre ti senti impotente e vorresti sprofondare.

Non c’è più nulla da fare, gli stai vicino, li ascolti, cerchi di dargli un sostegno con tutto te stesso. Proprio in quei momenti drammatici, anche se sei  impotente al dramma , ti senti umanamente e professionalmente utile e veramente vicino alle persone che si “aggrappano” a quella divisa che indossi e a tutto ciò che rappresenta  come punto di riferimento e per trovare un sostegno che non potrà mai lenire minimamente il dolore per una perdita di una giovane vita. 

Quando torni a casa la maggior parte delle volte è notte fonda o mattina presto.

Apri la porta della camera da letto, guardi tuo figlio dormire, lo baci e preghi con la speranza che scelga sempre la giusta via anche se sai, e il tuo mestiere purtroppo te lo insegna, che dal senso opposto può sempre arrivare un imbecille.

 

 

 

Il Segretario Generale provinciale SIAP

Sandro Chiaravalloti

 

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27 novembre 2009 5 27 /11 /novembre /2009 18:54

Un sentito ringraziamento  ancora una volta la UIL che ci consente di poter intervenire in questo dibattito , permettendoci di sentirci sempre più   parte integrante del mondo del lavoro.

Con l’intervento mio di oggi, pur  volendo dibattere   sostanzialmente  sulla  questione sicurezza, voglio però   evidenziare alcuni punti della riforma della Polizia di Stato,e sull’importanza del sindacato in genere. . 

Stiamo assistendo, a quasi 30  anni dalla riforma della Polizia, a provvedimenti  che ci appaiono tentativi  di una nuova rimilitarizzazione che ci preoccupa sotto tanti aspetti, sia come operatori  della Polizia di Stato che come semplici cittadini.

Situazione questa, che noi del Siap piacentino, avevamo già fiutato 4 anni fa in occasione del  nostro congresso provinciale.

Proprio per questo, voglio rileggere alcuni brevissimi passaggi della mia relazione congressuale di allora.

 Fin dalla fine degli anni 70 ci si rese conto, in Italia, che una polizia organizzata, preparata, competente, in grado di far fronte all’evoluzione della criminalità e del terrorismo, non poteva prescindere da un’organizzazione che valorizzasse e che riconoscesse, al suo interno, quei principi democratici che la nostra Costituzione Repubblicana richiamava da più di 30 anni.

La legge 121/1981 racchiude in sé questo spirito.

Lo spirito di una Polizia di Stato moderna, dove la formazione, i percorsi di specializzazione professionale, le competenze acquisite, i diritti e la dignità dei lavoratori del Corpo non potevano rimanere esclusi da progetti di riforma e modernizzazione.

In quell’ ampio consenso che ha unito il Paese nella riorganizzazione della Polizia, veniva riconosciuto il diritto alla formazione, alla sindacalizzazione, alla contrattualizzazione ed alle pari opportunità, con l’assunzione del personale femminile.

In questo quadro non poteva non avere rilevanza una parte sociale importante come il sindacato.

Un cambiamento e un progresso  sulla via dei principi costituzionali.

Se da un lato sono stati introdotti, per i poliziotti, i valori fondamentali tipici di una società civile, dall’altro, aimè,  non viene ancora  digerito, da certi nostalgici  militaristi , dopo oltre un ventennio - il sistema di relazioni sindacali.

E se ciò non bastasse, si interviene anche col tentativo di  piegare e far arretrare la   volontà riformatrice del sindacato .

Questo era quello che dicevamo.

Eravamo già preoccupati allora  e oggi lo siamo di più.

Oggi siamo  impegnati ad evitare questa deriva tentando di rilanciare con l’aiuto di tutti,  una grande stagione riformatrice della sicurezza.

C’è un tentativo di rimilitarizzazione che deve essere fermato, non solo per difendere i diritti interni dei lavoratori  della Polizia di Stato, ma soprattutto per difendere i diritti democratici dei cittadini e del nostro Paese. .

Deve essere fermato non arretrando di un solo passo e cercando di gettare  il cuore oltre l’ostacolo.

Occorre accendere i riflettori sulle forze armate, sui  Carabinieri e sulla Guardia di Finanza, e riflettere sul perché, nonostante la Costituzione anche per loro preveda ordinamenti democratici, sono ancora vincolati a sistemi di rappresentanza come quello dei Cocer.

Occorre accendere i riflettori, e dunque il dibattito, sui provvedimenti ultimi che si occupano ancora della sicurezza dei cittadini come quelli sulle ronde e sulla militarizzazione del territorio mediante il pattugliamento del territorio stesso  con l’esercito.

Mi chiedo e vi chiedo: in quanti Paesi del mondo esiste ancora una sicurezza interna militare???

Provate a fare una ricerca voi – oggi internet lo permette -  e vedrete che sono tutti paesi dove la democrazia non c’è, dove i diritti umani – per primo quello ad una vita democratica - non esistono, dove le garanzie di giustizia non ci sono.

Non pensate che le mie parole siano parole forti, non sottovalutateli.

In questo paese che si definisce democratico, quando un ministro della difesa si concede il lusso di intervenire sulla questione sicurezza interna, la cosa a noi non ci piace, non ci rasserena.       

Soprattutto se poi, facendo paragoni offensivi dice pure di preferire, per la sicurezza interna,  il sistema militare perché non c’è il sindacato,  cercando anche di dare colpe su alcune questioni  al sindacato stesso nel tentativo  di nascondere le responsabilità di questo governo oramai chiari a tutti  grazie alla politica dei tagli  che ha messo in ginocchio un intero sistema che nonostante tutto va avanti grazie alla abnegazione delle donne e degli uomini della polizia,  che per amore del loro Paese,  del loro lavoro,, operano  anche gratis e anticipano le spese con i loro soldi provenienti da uno stipendio da fame. E sottratti alle proprie famiglie.

Però , ce da chiedersi, come mai , durante il governo Prodi, quando i sindacati di polizia manifestavano dimostrando coerenza e nessun sconto a nessun partito,  lo stesso ministro, insieme a tanti altri suoi soldati, era in prima fila con noi,  e i tg mediaset allora pubblicizzavano l’evento a differenza dell’ultima manifestazione nazionale del 28 ottobre scorso , la più imponente mai effettuata nella storia della polizia di stato con 40.000 poliziotti in strada ,  che è stata invece soffocata, imbavagliata, censurata…

Proprio per questo va ricordato l’importanza del sindacato.

Infatti proprio grazie ai sindacati  molte situazioni sconcertanti  sono emerse e i cittadini hanno potuto comprendere e capire il disagio lavorativo e il perché la loro sicurezza viene garantita con provvedimenti di sola visibilità e non con sostanza, in quanto la politica ha oramai  compreso che è più facile apparire che dare realmente sicurezza.

Sarebbe troppo facile e comodo non avere i sindacati e non ricevere critiche.

Speriamo, quindi,  che dopo aver detto che si preferisce la militarizzazione perché non ci sono i sindacati, non venga fuori che si preferisce anche il sistema lavorativo di certe aziende cinesi  non sindacalizzate che fanno lavorare anche i minori senza alcuna garanzia e in condizioni disumane.  

Pertanto, cari amici, la sicurezza , non sono solo divise sulla strada a volte  buone a ingannare il cittadino, ma la sicurezza è un insieme di cose.   

La sicurezza è famiglia, La sicurezza è scuola, la sicurezza è integrazione, la sicurezza è lavorare senza temere infortuni e malattie professionali, la sicurezza è sanità,  la sicurezza è soprattutto lavoro.

Scuola , famiglia, sicurezza nei luoghi di lavoro ,  sanità, sicurezza lavorativa  sono gli obiettivi primari di un sindacato.

 E vogliamo che questi obiettivi siano anche nostri, di un sindacato di polizia, affinchè con questo si possa rilanciare lo spirito riformatore del nostro ordinamento e  che possa permetterci sempre più di essere professionisti della sicurezza si , ma nello stesso tempo  lavoratori come tanti altri e con i diritti come quello dello sciopero regolamentato e dell’iscrizione, perché no,  al sindacato confederale.

Vorremo rilanciare, pensando ad un nuovo modello di sicurezza completamente civile, smilitarizzato che magari preveda un unico servizio di polizia, un’unica uniforme a livello nazionale che eviti sprechi e che produca un reale coordinamento.

Noi del Siap, consapevoli di quanto tutto questo è sicurezza e  che un sindacato di polizia  deve difendere tutto ciò, ci rendiamo disponibili con tutte le categorie dei lavoratori di invitarci quando c’è da discutere o anche da manifestare  nel pieno rispetto delle leggi,  per difendere il lavoro, quindi la sicurezza di ogni famiglia. 

Se ci vorrete saremo con voi.

Il sindacato è sicurezza !!!

 

Il Segretario Generale provinciale SIAP

Sandro Chiaravalloti

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28 agosto 2009 5 28 /08 /agosto /2009 22:47

NOI LE “RONDE” MILITARI LE ABBIAMO DA UN ANNO.

 

Leggiamo con interesse, dal sito del Siap di Piacenza e di quello nazionale,  il dibattito nato per la questione sicurezza sulla stampa locale Piacentina.  Cogliamo l’occasione per leggere come chi  difende la  posizione politica sulla sicurezza  lo fa solo perchè oggi è di moda e conveniente politicamente.  Non potevamo aspettarci di più. Noi nella nostra città questo tipo di dichiarazioni ad appannaggio della difesa estrema sulle scelte del Governo circa le “ronde militari”  l’abbiamo avuta direttamente dal titolare del dicastero e anche lui si è dovuto rendere conto dell’immane Flop fatto da questo “pacco” sulla sicurezza (difeso ai limiti dell’ottusità politica) noi che i militari li abbiamo da un anno sappiano cosa hanno comportato. Diminuzione delle Volanti e dei servizi nei commissariati, aumento delle burocrazia negli uffici ( trattano le attività amministrative poste in essere dalle pattuglie) e aumento delle rapine, scippi e furti. Infatti,  la Città di Catania per questi reati non è seconda a nessuno. Un fallimento annunciato ? Ma tornando alla dialettica usata, oltre a far intendere che di sicurezza taluni non ne comprendono  l’essenza ma la si tratta come argomentazione per racimolare voti e consensi, la  polemica sterile, fa riflettere anche me e i colleghi di Catania sul fatto che l’attuale parte politica poco vuole concretamente fare per i cittadini ma sicuramente ha come obiettivo fare più slogan ad effetto, per impressionare i cittadini, sugli sforzi messi in campo per dare una migliore percezione di sicurezza ma pare che nessuno di costoro, abbia  l’intenzione di affrontarne le argomentazioni in maniera ferma, decisa e concreta. Tutto questo forse sarà un modo per nascondere le poche risorse destinate dallo Stato per garantire la sicurezza dei cittadini e alle parti produttive del paese ??? e se è si quale è lo scopo ?? a voi la riflessione.Grazie per darci l’opportunità di dimostrare come le politiche fallimentari messe in atto questo Governo , non hanno confini regionali,  a Catania operano 4 volati sulle  dieci che dovevano esserci  e solo perché mancano i soldi che sono serviti per i Sindaci,  per le ronde militari e le rondinelle civili: Ci sia  più rispettoso per i Sindacati di Polizia che oltre a  protestare giustamente, come tutti i lavoratori, per i mancati pagamenti di straordinari, produttività, contratti  ecc. ( scaduti da anni) continuano con altissimo senso di responsabilità istituzionale a dire ai cittadini che nessuna azienda potrà produrre se il capo elimina il denaro necessario alla produzione. Se a questo poi aggiungiamo gli enormi sprechi per dotare la polizia di apparati esterni la frittata e fatta. ( È come  l’azienda che vinto l’appalto pubblico indice sub appalti per l’esecuzione dei lavori- tanto spreco e pessimo risultato sulle lavorazioni- ). Il Siap catanese è solidale con i colleghi piacentini che a costi di enormi sacrifici personali garantiscono ai cittadini sicurezza e tranquillità, siamo solidali con i militari che espletano questi compiti con altissimo senso del dovere verso la patria ovunque essi siano destinati. Esprimiamo vicinanza al Segretario Generale Provinciale per l’enorme contributo reso alla collettività tutti i giorni come poliziotto e come sindacalista.

                   Catania il 28 agosto 2009

Il  Segretario Generale Provinciale

                                                                                                                        SIAP CATANIA

                                                  31.08.09-siap-catania-le-ronde-militari.pdf 31.08.09-siap-catania-le-ronde-militari.pdf                                                                          (Tommaso Vendemmia)

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26 agosto 2009 3 26 /08 /agosto /2009 21:31

Cari colleghi

Molti di voi ci hanno contattati per esprimere il proprio sostegno per la nostra attività e manifestare l’amarezza per le esternazioni di un Parlamentare Piacentino ritenendole infondate e offensive. Per nostra fortuna, i cittadini sono più attenti di quel che si possa pensare e attraverso mail, facebook, telefonate, articoli giornale  e personalmente, molti - anzi moltissimi -, di ogni categoria - , ci hanno espresso solidarietà e sostegno, sottolineando che hanno capito esattamente quali sono i veri problemi legati al tema della sicurezza,   indignandosi perché le repliche alle nostre osservazioni anziché nel merito sono state date attaccandoci sul piano personale. Proprio grazie a questi contatti abbiamo avuto modo di rammentare,  che durante le elezioni provinciali del 2004, esattamente il 10.05.04 - il candidato presidente dello schieramento di centro destra, lo stesso Parlamentare,  nel corso di un incontro con i Sindacati Confederali e degli Agenti di Polizia, da lui voluto,  sul tema in questione,come riportato nell’allegato – 1 -  articolo di stampa,  dichiarò che la politica della sicurezza competeva allo Stato (oggi però sostiene le ronde); diceva no ad un Presidente della Provincia sceriffo- (oggi sostiene la “militarizzazione” delle città); ma soprattutto sostenne con vigore che i problemi non si risolvono con due volanti al posto di una, ma attraverso l’organizzazione e l’efficienza dei servizi, affermando di conseguenza che non erano i numeri a fare la differenza ma la qualità nell’erogazione del servizio, in perfetta sintonia con ciò per cui ci siamo sempre battuti e continuiamo a farlo in piena coerenza, nel momento in cui non difendiamo i numeri, ma la qualità del servizio e richiedendo che ci siano dati uomini e mezzi per fornirlo con efficienza.   Pensiero che avevamo esternato pochi giorni prima dell’incontro con il candidato e sempre alla sua presenza , durante il convegno Uil dal titolo: la provincia che vogliamo; dove avevamo affermato  che :  “ le forze di polizia non devono essere solo materialmente vicine , ma  anche qualitativamente vicine. Non si deve soffermare solo sulla quantità del servizio, ma bisogna andare verso un concetto di qualità”.  Ma evidentemente la coerenza  non è un valore e un bene durevole per tutti, visto che la stessa persona recentemente, replicando ad un nostro intervento, sui quotidiani locali, utilizzando ad arte e parzialmente, nel tentativo di confondere la realtà, una nostra dichiarazione relativa ad un incontro sindacale di ben 2 anni fa. Infatti, non riportando la data dell’incontro, si tenta di lasciar intendere che tale frase fosse recente, mentre prima delle ferie di questo anno, a fronte dei nostri interventi, sulla stessa questione, il Questore si è complimentato con il Siap per la capacità di porsi verso il merito delle questioni in modo serio e propositivo. Strano che certi interventi escono dalla questura – in  modo parziale  - e altri no, facendo fare anche brutte figure a chi dopo le utilizza. .   Noi abbiamo sempre ritenuto che nel periodo estivo per un breve lasso di tempo, le volanti in servizio potevano scendere momentaneamente a due invece che tre –neanche  in tutti i turni -   per poter concedere un periodo di riposo a chi aveva bisogno  di recuperare le condizioni psicofisiche in un settore definito usurante – come sostenuto dal contratto di lavoro e normative europee  - ,  ma anche  perché  - cosa da non sottovalutare affatto -  volevamo sostenere anche una esigenza particolare come ad esempio quella della sicurezza  minorile. Infatti,  l’unico operatore di quel settore (anticrimine - ufficio minori) è stato più volte  distolto dal suo compito e impiegato nelle volanti, a differenza di altri colleghi  giovani, con la conseguenza che l’ufficio minori rimaneva chiuso anche per giorni, in periodi in cui le tragedie famigliari sono purtroppo all’ordine del giorno, in barba alla più elementare regola in cui  i più deboli devono essere difesi per primi. Ma oggi la sicurezza ha sempre più strani concetti dove la pubblicità è più importante della concretezza. Va anche aggiunto che altri colleghi, sempre per lo stesso motivo, venivano distolti dai loro compiti e le  pratiche giudiziarie delicate hanno subito ritardi sino al punto, citando un fatto già reso noto pubblicamente,  che ad un cittadino è stato notificato un atto giudiziario che poneva fine alle misure di sicurezza restrittive della libertà personale…se la pena deve essere certa – giustamente – anche la fine di ogni pena deve essere certa.

 Il motivo che viene avanzato per tutto ciò è la a sicurezza? Totò risponderebbe: “ma ci faccia il piacere!!!”  e allora, quando programmare la terza volate a tutti i costi, comporta sacrificio sia lavorativo che personale, e di colpo, per scopi propagandistici ed elettorali, la si sminuisce e la si annulla con disinvoltura  a favore di un servizio meno incisivo , che non può  fornire  sicurezza più di una sola volante e solo ad un piccolo scorcio di città che pare sia l’unico prescelto ad avere titolo alla sicurezza, a discapito di altre aree dove ci sono fabbriche, case isolate,  depositi, negozi, industrie ecc… , non lo si può accettare.

Infine,    è bene che si sappia che il Siap si batterà sempre per difendere quei principi democratici conquistati,  perché è quel  principio che ha ispirato la nostra riforma, nata per tutelare la democrazia in questo Paese, rendendo la tutela della sicurezza interna civile, democratica e non militare. Principio questo, che sembra essere stato annacquato, preferendogli condizioni di minor confronto sindacale, più vincolate invece al rispetto di ordini e non di garanzie democratiche ma che consentono meno pratica democratica e civile. E allora è questo ciò che  bisogna rendere noto con incisività: perché un corpo di polizia formato, specializzato e civile, oltre ad essere una garanzia di sicurezza,  con una Polizia presente , ma tanto più discreta quanto incisiva, è anche garanzia di democrazia per tutti. 

         Con affetto .

La segretaria provinciale SIAP Piacenza

 

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24 agosto 2009 1 24 /08 /agosto /2009 23:01

Vorrei esprimere sincero apprezzamento alle forze dell’ordine locali per l’impegno e la determinazione che ogni giorno vengono profusi nello svolgimento delle loro funzioni, anche a fronte delle forti problematiche causate dalla Legge Finanziaria, che taglia i fondi sulla sicurezza, creando, di fatto, gravi deficit nell’organico delle forze di Polizia e gravi difficoltà gestionali delle risorse e dei mezzi di lavoro.

Per quantificare questa carenza, basta paragonare quanto destinato al Dipartimento della Pubblica Sicurezza dall’attuale Governo Berlusconi per gli anni 2008-09 e quanto dal passato Governo Prodi, 586 milioni contro 990 milioni. Inoltre, sono stati destinati 100 milioni di euro ai Sindaci per finanziare associazioni di volontariato che altro non sono se non le organizzazioni di ronde.

Non solo: il Governo dichiara che, per le forze dell'ordine, saranno disponibili i soldi sequestrati alla criminalità organizzata (circa 150 milioni di euro), ma non dice che, dei beni e del denaro confiscati, mediamente solo l’11% viene confiscato definitivamente e rimane nelle casse dello Stato.

E’ impensabile che il Governo, da un lato, si faccia garante di assicurare la riuscita di importanti congiunture nazionali e internazionali, con grande sacrificio delle forze dell'ordine, e, dall'altro, sottragga ingenti risorse proprio a queste ultime, generando l'ennesimo attacco alla dignità professionale di chi è chiamato a presidiare il nostro territorio e a tutelare la sicurezza dei cittadini.

Si sta attuando solo una politica di parole e di spot. E’ evidente che chi governa il nostro Paese e la nostra Provincia stia soltanto strumentalizzando il problema della sicurezza: con una mano si fanno mancare le risorse, mentre con l’altra si progetta di aumentare le costose presenze di militari per il pattugliamento della nostra città. E' un'operazione solo di immagine, che distoglie l'attenzione dai tagli, necessaria perché qualche parlamentare faccia così bella figura.

Infine, vorrei esprimere la mia vicinanza a tutta la Polizia, al SIAP ed al suo Segretario Generale Provinciale, Sandro Chiaravalloti, che ha espresso critiche precise e sensate, e sollevato problematiche molto delicate, come il mancato pagamento dell’intero premio di produzione per la Polizia. Una cosa davvero inaccettabile.

Basta con la propaganda, è ora di investire davvero per la sicurezza dei cittadini.


Samuele Raggi

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