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12 marzo 2009 4 12 /03 /marzo /2009 16:12

UN NOSTRO PUNTO DI VISTA   DOPO L’ESPERIENZA SINDACALE DI QUESTI ANNI NELLA PROVINCIA DI PIACENZA   

 

DIRIGENTI E DIRETTIVI

Appartenenti ai ruoli dirigenti e direttivi permangono parecchio tempo nella stessa sede anziché prediligere variegate esperienze lavorative multi sede. Questo aspetto, col tempo, rischia di divenire potenzialmente dannoso, facendo venir meno i presupposti ispiratori di imparzialità e buon andamento.

AMBIENTE DI LAVORO

Nell’ambiente di lavoro molti operatori si sentono sminuiti e demotivati, pronti a cogliere qualsiasi occasione per cambiare incarico rendendosi anche indisponibili . Queste scelte, di conseguenza, vengono assunte per una forma di autotutela sull’aspetto psicofisico.

MOVIMENTI INTERNI

Il principio informatore che ha governato CERT  movimenti interni è apparso il dilettantismo nelle scelte, operate, con varie distorsioni, senza alcun riguardo alle specializzazioni acquisite, all’anzianità e alla esperienza di servizio.

Si sono realizzate lotte intestine all’intruso, ovvero a coloro che avendo suggerito migliorie e cambiamenti sono stati ritenuti alieni, in un ambiente dove certe strategie risultano da anni in posizione dominante .

Punti salienti di tale gestione sono apparsi l’immobilismo legato ad immutabili tradizionalismi.

Ciò ha creato non pochi problemi organizzativi e di assestamento degli uffici, ingenerando malumori  dissensi e conflitti, rendendo pessimi i rapporti interpersonali connotati da incertezza, sfiducia e diffidenza.

In questo clima avrebbero dovuto svilupparsi strategie partecipative.

MOBBING

Il giudice Dr. Guariniello, al convegno “Mobbing un caso anche italiano” (Milano 2001) ha affermato: “il mobbing può causare anche malattie professionali e, quindi, può costituire reato: il delitto di lesione personale colposa previsto e punito dall’art.590 c.p.”

La Polizia di Stato assorbe gli elementi della società in cui vive, e come tale è esposta a fenomeni degenerativi quali il mobbing, intesto come quell’insieme di strategie comportamentali (emarginazione, diffusione di maldicenze, continue critiche, assegnazione di compiti dequalificanti, ritorsioni sulle possibilità di carriera, compromissione dell’immagine sociale)  volte alla distruzione psicologica, sociale e professionale del lavoratore.

Una certa ’“interpretazione creativa” della gerarchica consente comportamenti censurabili sotto vari profili, che andrebbero attentamente analizzati.

 

RELAZIONI SINDACALI

Nelle relazioni sindacali e nei diritti del personale sono stati offerti spettacolari esempi di incomunicabilità. I rapporti, con il passar del tempo, si sono talmente irrigiditi che a volte è necessario comunicare quasi esclusivamente  per iscritto. Rappresentanti delle istituzioni hanno badato più a curare la propria immagine, perseguendo principalmente lo scopo di apparire nei resoconti giornalistici di cronaca anziché optare alla risoluzione dei problemi reali, ovviando alle carenze organizzative.

 

LA SICUREZZA

La politica securitaria è stata improntata ad una gestione e ad una carica notevolmente appesantita verso l’arrivismo ed il risultato statistico: la volanti “dovevano” arrestare o rientrare in ufficio con risultati, dovevano produrre effetti da riferire ai giornali per chi intendeva essere menzionato nelle pagine di cronaca e tenere conferenze stampa.

Questa ricerca spasmodica dei risultati rischia di stimolare comportamenti al limite, mediante assunzione di forme operative semplicistiche e banali che finiscono per arrecare fastidi.

I rappresentanti sindacali hanno denunciato tali anomalie, esprimendo la preoccupazione che l’eccessiva ricerca dell’obbiettivo inducesse ad entusiasmi non ben contenuti e che mal si conciliano con l’imparzialità.

E’ necessario riequilibrare il rapporto tra valori e obiettivi.

 

PROCEDIMENTI DISCIPLINARI

e tenere conferenze stampa.

otidianamente menzionato nelle pagie di cronaca a riferire ai giornali. ionale e dall'biare incaricoCon l’impiego anomalo dello strumento disciplinare è stato esasperato il clima di lavoro, producendo una gestione del personale assolutamente negativa.

L’azione disciplinare ha corroborato elementi di assoluta mancanza di trasparenza a discapito dell’opportunità e  dell’obiettività.

In tal misura lo strumento di correzione ha perso il suo scopo di razionalizzazione e recupero, finendo per divenire uno strumento terroristico nelle mani di chi, in questi anni, non ha saputo alternarlo con forme più democratiche di “convincimento”. Uno strumento che a volte è stato applicato con la “pena” aggiuntiva del demansionamento contrariamente a quanto stabilito da circolari Ministeriali ben note e di chiara interpretazione.

 

INTERVENTI

Si deve intervenire in modo rapido individuando le prospettive e le metodologie attraverso cui conseguire l’obiettivo riformatore.

Vanno riviste la regole che disciplinano l’intero sistema rivisitando alcune disposizioni relative, in particolare, all’aspetto disciplinare ed al regolamento di servizio, soprattutto nelle parti riguardanti l’esecuzione dei servizi, i diritti e i doveri.

 

DIREZIONE

Va rivalutata l’attività di direzione che dovrà abbandonare la logica “amicale-professionale” per essere proiettata verso una corretta amministrazione, con lo scopo imprescindibile di valorizzare le risorse umane.

Va ricucito l’habitus del dirigente che dovrà esprimere competenza, chiarezza di vedute e capacità decisionale, abbandonando il vecchio dogma secondo cui “informazione è potere”, potere del singolo.

Costui dovrà saper ponderare i premi e ricompense e calibrare adeguatamente i giudizi sui prestatori.

 

RAPPORTI INFORMATIVI

Col decorrere del tempo e col concorrere delle riforme, questo strumento valutativo ha perso la sua funzionalità ed è stato condotto, strada facendo, verso un lento ed inesorabile deterioramento.

Questo strumento di valutazione oggi non corrisponde più alle esigenze ne dell’istituzione ne delle aspettative di coloro che vengono valutati.

Esigenze dei prestatori è veder riconosciute le proprie doti, la propria identità, le proprie caratteristiche e vederle valutate obiettivamente; interesse dell’Amministrazione è conoscere e valorizzare appieno le potenzialità degli operatori.

Il rapporto informativo deve così divenire fonte di riflessione, strumento che registri e che tenga conto della complessità della realtà per poter verificare se le scelte siano state appropriate.

Alla arbitrarietà delle valutazioni vanno anteposti riscontri obiettivi ed oggettivi, slegati da sentimentalismi o generosi riconoscimenti o disconoscimenti.

 

LA FORMAZIONE

Ci si è spesso soffermati sul fattore professionalità quale elemento da incentivare nella consapevolezza che il sistema deve fornire alla collettività un prodotto valido.

In tale ottica va rivista la formazione del personale con riguardo ad un miglioramento dei programmi didattici e formativi, che non prevedano solo discipline “scolastiche” ma che risultino in sintonia con la realtà sociale.

Un operatore formato costituisce un investimento il cui valore va accresciuto nel tempo con costanza e dedizione.

Non va spezzata quindi l’alternanza fra teoria e pratica.

 

VALUTAZIONE RISCHIO STRESS

 

Non andranno trascurate le valutazioni  relative a: disponibilità sociale, equilibrio emotivo, tolleranza allo stress attraverso forme di osservazione, anche sul campo, non invasive e non tendenti all’esclusione dal mondo del lavoro ma alla ricollocazione funzionale.

 

CONTROLLO

 

E importante il controllo e la verifica sulla correttezza dell’azione amministrativa

 

RELAZIONI SINDACALI

Il ruolo delle maestranze sindacali è di primaria importanza, in esso si depositano valori e diritti condivisi.

L’attuale degenerazione consiglia relazioni sindacali più avanzate, in un quadro che preveda reciproca disponibilità, che eviti tentativi di imposizione e che richieda di osservare regole di corretta deontologia nel pieno rispetto dei diritti delle parti.

Il sistema di relazioni sindacali deve riacquistare quel ruolo di occasione per trovare risposte concrete.

 

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7 marzo 2009 6 07 /03 /marzo /2009 22:21





COMUNICATO STAMPA

 

Con il 90% dei poliziotti italiani ci chiediamo: in quale Repubblica viviamo?

 

Il Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna aderisce alla iniziativa del prossimo 6 marzo promossa da RavennaRadicale

 

RONDE.

UGUALE A ORDINE PUBBLICO E LIBERTA’?

 

 

E’ infatti urgente che ogni comunità apra una profonda e ampia riflessione che coinvolga, contestualmente, la società civile attenta ai problemi della legalità costituzionale, della giustizia, della sicurezza e i partiti e i rappresentanti del popolo che operano a vario titolo nelle Istituzioni.

 

E’ compito dei  cittadini mantenere l’ordine pubblico e farsi garanti della sicurezza nei loro territori?

 

“Si ha la sensazione che, per la prima volta nella storia repubblicana, lo Stato stia per rinunciare ad una delle sue funzioni più importanti ed irrinunciabili: la gestione della sicurezza”.

Questa frase, molto chiara, è contenuta in una lettera del 19 febbraio scorso inviata al Presidente Napolitano dai rappresentanti di sette Sindacati di Polizia, a nome di oltre il 90% dei poliziotti italiani. Una notizia che i media hanno quasi del tutto trascurato.  Anche questo è un brutto segno, a proposito di sicurezza. Che sicurezza possiamo avere se importanti informazioni, come questa, non vengono date? Sandro Chiaravallotti ospite principale nella serata del 6 marzo è il rappresentante di uno di questi sindacati, e sarà importante avviare un confronto partendo dalle informazioni che potrà dare.

 

Il Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna parteciperà all’incontro con alcune proposte per verificare con le altre associazioni e forze politiche presenti quali azioni comuni saranno possibili per una città che sia sempre più attenta alla legalità costituzionale e alla continua crescita democratica di una cittadinanza responsabile.

 

Comitato in Difesa della Costituzione

Ravenna, 4 marzo 2009

 

 

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26 febbraio 2009 4 26 /02 /febbraio /2009 06:48

 



            Dopo l’articolo di giornale pubblicato dal locale quotidiano “la cronaca”, a firma del rappresentate ANFP ( Associazione Nazionale Funzionari Polizia) ,  che ha criticato duramente il SIAP, molti colleghi e cittadini, hanno chiesto delucidazioni in merito. Pertanto, è doveroso , a questo punto, chiarire alcuni aspetti. . Va premesso, che dopo la nascita del patto affiliativo SIAP-ANFP, abbiamo avuto modo, attraverso dialoghi informali con vari esponenti ANFP di questa provincia ( allora erano 3)  , di verificare se vi poteva essere, in qualche misura, la disponibilità ad un percorso improntato sul dialogo e sul confronto aperto, nonostante le possibili divergenze di posizione.  Purtroppo, il percorso affiliativo , già dalla sua nascita, è stato più volte  avvilito da interventi “ a cadenza”senza  addivenire mai ad leale e aperto  confronto,  dimostrando, invece, , nei riguardi degli elementi costitutivi  del patto medesimo, turbamento, insofferenza e disagio.             Nonostante ciò,  noi del SIAP di Piacenza, abbiamo deciso di tenere  fede ai presupposti e alle clausole del patto affiliativo, anche in riferimento ai titoli a rappresentare  nelle varie sedi, il patto stesso. Detto questo, è necessario precisare alcune cose, soprattutto dopo il comunicato della signora Piccinini. . Principalmente, va con decisione smentito che il patto affiliativo SIAP-ANFP , come ha detto la  Signora Piccinini, sia  stato fondato solo per una questione di rappresentatività come di seguito dimostreremo.  Il patto affiliativo SIAP-ANFP, invece,  è basato su nobili  principi condivisi e oramai  divenuti statutari..  E’ è bene precisare che la rappresentatività delle sigle sindacali, è effettuata con il conteggio che va da Agente a Vice Questore aggiunto ( i questori non fanno conteggio anche se possono essere iscritti ai sindacati)   Ebbene, il Patto affiliativo SIAP-ANFP, in questa città, da me rappresentato contrattualmente, ha una rappresentatività  del 45%  circa ( 120 iscritti) . Però, è bene dirlo, gli iscritti ANFP, in questo conteggio – in questa provincia - , sono solo 1 ( una)  . Ovvero, il solo la Signora Piccinini, in quanto altri funzionari, sono iscritti ad altre  sigle sindacali.  Va inoltre chiarito, che la Signora Piccinini   non può presenziare agli incontri con la parte datoriale se non da me convocata. Convocazione che non è mai avvenuta, in quanto, è chiaro, la stessa non ha mai condiviso  l’affiliazione già dalla nascita. Tra l’latro, oltre a credere che non è a conoscenza di quali sono le norme contrattuali, nei pochi incontri avvenuti in passato, dove l’abbiamo vista all’opera, non ci sembra che abbia compreso da quale parte debba stare un sindacato. Anche se, in casi di bisogno, come tanti ben sanno, la Signora Piccini, in un momento di sconforto, si è rivolta al SIAP. . Infatti, è bene dirlo,  l’attuale rappresentate ANFP,  pur criticando il SIAP da sempre,  al momento del bisogno, in modo anche imbarazzante, ha richiesto  supporto allo scrivente, riconoscendo, in quel momento,  al SIAP di Piacenza il valore di rappresentare i colleghi senza secondi fini e soprattutto di avere il coraggio di farlo. Tra l’latro, in quel momento, ha esternato commenti sui suoi colleghi, che oggi dice di rappresentare, che sono irripetibili. Oggi, come una “bomba” ad orologeria, ecco che quel riconoscimento esternato al momento del bisogno, non viene più riconosciuto, per scopi e fini , oramai, visibili a tutti.

Il Segretario Generale provinciale SIAP

Sandro Chiaravalloti

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24 febbraio 2009 2 24 /02 /febbraio /2009 21:53




“LA PAURA DELLA DEMOCRAZIA

 

In questo Paese, purtroppo, c’è chi difende persone che manifestano il proprio pensiero “disobbedendo” alle regole democratiche e chi difende chi ha manifestato  con un passamontagna e un estintore in mano, cercando di spaccare la testa ad un uomo dello Stato.  

Poi, però, si trovano anche persone che non hanno il coraggio di rispettare – molto probabilmente per proprio comodo - ,  chi  si adopera a difendere i diritti di una categoria di lavoratori, nonostante lo faccia nel pieno rispetto delle regole e  a viso scoperto. Già, oggi il problema non è difendere i colleghi, ma è poterlo fare, in un sistema dove quando fai una vertenza è la stessa parte datoriale che ti risponde , così come quando fai un ricorso per un procedimento disciplinare. Quando, poi, c’è un sindacato, che ha il coraggio di fare diversamente, di rivolgersi all’esterno per cercare di risolvere i problemi di lavoro – al fine di contribuire meglio alla sicurezza dei cittadini ( questo è il fine)  - , non si cerca di contrastarlo sul merito delle questioni, ma si cerca il discredito per imbavagliarlo, col l’aiuto, addirittura, di chi si proclama sindacalista e libero.     Eppure in una democrazia, degna di questo nome, non si distingue tanto per il fatto che chi governa, chi è in postazioni di governo delle grandi o piccole questioni della polis, lo faccia in nome della maggioranza del popolo, per il bene del popolo (anche quando questo bene è la sicurezza) ma anche, direi soprattutto, quando è garantito nella sua pienezza il diritto - senza dover subire l’onta della deformazione e dell’alterazione dall’alto delle idee - a dissentire delle minoranze, magari anche deboli. Sappiamo, infatti - perché noi del SIAP la percorriamo quotidianamente - che rispetto a chi sceglie la via della violenza, del non rispetto delle regole e chi quella dell’accondiscendenza c’è una terza via: quella della lotta democratica e civile per la legalità nel rapporto di lavoro, per la tutela dei diritti e degli interessi posti in favore dei lavoratori;  la strada che ha scelto il SIAP di Piacenza. Allora, in questo che si dice ancora un Paese democratico, si trova, ogni tanto, una Sigla  sindacale – TUTTA- che difende esclusivamente la libertà sindacale e la libertà di parola senza secondi fini. Si trova chi difende la propria libertà (e così facendo anche quella altrui) di ritrovarsi tra simili, tra persone che hanno gli stessi problemi, che discutono e pure si indignano, che si organizzano per rappresentare le proprie necessità, per lottare per migliori condizioni di lavoro. Perché sanno, che lavorare bene, vuol dire anche dare un miglior servizio.  Si trovano anche persone, diverse da noi,  che pensano che sottrarsi a questo esercizio democratico e di giustizia, oggi, in queste condizioni, è più  favorevole per cercare   “l’inciucio”, cercare il baratto, quello peggiore sulle idee e sui principi, cercare favoritismi e magari qualche privilegio di basso profilo , sacrificando sull’altare l’agnello, già troppo vilipeso, del diritto o, proprio, i lavoratori stessi. Invece, continuare a difendere esclusivamente i lavoratori e la libertà ,  vuol dire , in questo meraviglioso sistema ,esporsi ai tentativi di discredito che avvengono proprio perché, forse, non si hanno gli argomenti per controbattere le questioni di merito.  Il SIAP di Piacenza, è bene saperlo, ha dimostrato una coerenza che non ha eguali: si è rivolto sempre con costanza presso sedi competenti a dirimere le controversi, ogni qual volta ha ritenuto che venissero violati i diritti dei lavoratori ovvero le prerogative del sindacato, in ogni ufficio di Polizia e con ogni datore di lavoro. ( questa è coerenza) Ha manifestato il suo dissenso nei confronti dei provvedimenti di questo e dei precedenti governi, ma ha fatto anche umilmente proposte di riforma del sistema della sicurezza e della giustizia, organizzando nella fine del 2007 addirittura un eccellente convegno in materia. Così come, nel consiglio nazionale di Bari, ha rimarcato la necessità di riformare l’attuale regolamento di disciplina.   Questo, evidentemente, da fastidio alla parte datoriale. .

 

 

Il Segretario Generale provinciale SIAP

Sandro Chiaravalloti

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23 febbraio 2009 1 23 /02 /febbraio /2009 01:15



Caro Dott. Galba

Intervengo, personalmente io, per chiudere definitivamente un’escalation, dove oramai attori e registi sono più che intuibili. Nella sua ulteriore replica – nella quale notiamo uno stile che pare provenga più dal nostro interno -  ha esternato pensieri e opinioni ad una lettera che ancora non ha letto; percorrendo così il rischio dell’offesa, a mio parere,  le compagne/compagni  di ogni singolo poliziotto. Così come, a mio pare, ha rischiato di offendere la categoria dei ragionieri e dei missionari. Caro Dr. Galba, prima di rispondere attenda la Lettera, legga quel contenuto di una lettera che ancora non le è pervenuta.  Lei da una parte interpreta, mentre dall’altra, chiede a noi  fatti concreti.  Porta innanzi sue personali interpretazioni e, nel contempo, nega analoga facoltà ad altri.  Il contenuto della sua replica, mi permetta, non c’entra nulla. Quello che le nostre compagne e compagni, credo, vogliano rimarcare è come certe ansie provengono più dal nostro interno che non dal sacrificio del nostro lavoro, ripercuotendosi negativamente nell’ambiente famigliare.  Arrivare tardi la sera, non rientrare la notte, questo non è (come non è mai stato) un problema, sappiamo che è così: è il nostro lavoro. Il problema è trascinarsi a casa pensieri non provocati dalle insidie del nostro lavoro, ma da certi  atteggiamenti interni. Questo si capiva già dal comunicato della segreteria e da quello che ci eravamo detti personalmente.    Lei, inoltre, nell’ultima nota, conferma tutto ciò che in precedenza aveva scritto. Peccato, però, che alla richiesta personale, fatta a quattrocchi  durante il personale incontro avvenuto nella sede della “Cronaca”, lei non abbia saputo rispondere su quali sono i secondi fini e quali sono gli interessi personali. Su questo punto, la prego, documenti, sia preciso !!! Noi sentiamo di non aver  minacciato o ricattato nessuno; non vedendo le nostre lettere pubblicate, le abbiamo semplicemente  inviate via mail, per combattere – non ricattare – un comportamento di evidente ostracismo, vista la sproporzione mediatica rispetto alla controparte. Ma veniamo alle note positive che pur in un percorso dialogico non vanno sottaciute: l’invito rivolto alle parti al confronto, questo si lo trovo veramente determinante. Vorrei informarla che questo non si è mai interrotto e che 4 giorni fa  ho dato mandato allo mio studio legale di formalizzare, anche vista la disponibilità del Questore dimostrata attraverso il Suo di legale, di dare un avvio ad un confronto ad ampio respiro e nel pieno rispetto delle parti, come sempre ho fatto. Sappiamo bene quali sono i ruoli; ma oggi credo, per il bene dei colleghi e della democrazia, che vadano rispettati anche quelli del sindacato di polizia e dei lavoratori, di chi si trova in posizione di minoranza, con un sistema di relazioni sindacali sfavorevole al sindacato stesso. Per concludere, riprendendo le sue parole: “ ..se poi la torta viene male  si chiederà conto al cuoco…” giova rammentare che ogni qual volta qualcuno ha avuto la disavventura di assaggiare quella torta, sicuramente bellissima di aspetto, restandone “stomacato” , la colpa è stata sempre riversata sugli in ingredienti, giustificando il cuoco.  Può un sindacato, identificare un cuoco in un artista di sola visibilità e non di contenuto?? Infine, le annuncio che il Siap di Piacenza sta organizzando un convegno, al quale, sin dora, la S.V. è invitata ad intervenire, anche come moderatore se vuole. Noi, caro Dr. Galba, ci confrontiamo con tutti e soprattutto con chi è più distante.

PIACENZA 21.02.2009

 

Il Segretario Generale provinciale SIAP

Sandro Chiaravalloti
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